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Crepet: genitori e figli, critica dal sapore amaro. Sono i genitori ad indebolire i figli con gesti ridicoli.Bisogna scoprire invece ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, serve disciplina ( ESEMPI )

Lo psichiatra e sociologo Crepet realizza un’analisi alquanto critica e dal sapore amaro sui rapporti che si instaurano oggi tra genitori e figli, lo stesso sottolinea...



Lo psichiatra e sociologo Paolo Crepet, attraverso il suo nuovo libro “Mordere il cielo, dove sono finite le nostre emozioni”, realizza un’analisi alquanto critica e dal sapore amaro concernente i rapporti che si instaurano oggi tra genitori e figli, sottolineando l’importanza di ricercare sempre emozioni autentiche, senza mai farsi sopraffare dalla paura o dalla disperazione.


Spesso, in una società come quella attuale, i genitori non riescono più ad avere quella “autorevolezza” di un tempo, tendono a perdersi, si fa una gara a chi è più immaturo; genitori che vogliono vestirsi alla moda, come se fossero anch’essi dei ragazzini, senza accorgersi, però, che tutto questo sta determinando gravi problemi proprio perché i giovani ragazzi non hanno più modelli da emulare ma solo genitori ritornarti bambini e spesso anche molto esibizionisti.




Lo psichiatra ribadisce che: “I genitori di oggi portano i fiori ai figli dopo l’esame di maturità come se avessero vinto le Olimpiadi…  È evidente che agendo così indeboliscono i ragazzi. Non essere capace di vedere il ridicolo in questo atteggiamento, vuol dire non capire niente”.

La presidente dei fioristi di Padova, Eleonora Dallan, però non ci sta e d’altro canto ribatte affermando che: “Regalare fiori è una pratica antica e carica di significato, non un gesto consumistico da demonizzare”.

“Stigmatizzare un gesto d’affetto come quello di regalare un fiore, frutto del lavoro quotidiano di tanti professionisti, è una mancanza di rispetto”, sottolinea Dallan.


“I fiori sono da sempre un veicolo di emozioni, accompagnano l’uomo fin dall’antichità per esprimere gioia, dolore, gratitudine e soprattutto amore”.

La presidente dei fioristi di Padova si augura, infatti, che gesti così semplici e genuini continuino a persistere proprio perché i fiori non posso essere dichiarati inidonei a trasmettere i valori importanti della vita come, ad esempio, l’amore dei genitori per i figli e la condivisione dei loro successi.



Le parole di Crepet sono molto dure, mettono in risalto aspetti estremamente delicati: si tratta di generazioni che, in tale maniera, non riusciranno mai a far nulla se non ereditare qualcosa dai nonni.

Si vuole porre l’accento sul fatto che ad oggi i ragazzi sono apatici, privi di emozioni, spesso anestetizzati e viene meno la loro passione, determinazione, perfino il loro sacrifico nel perseguire le mete e raggiungere i propri obiettivi. Senza sacrificio e senza disciplina non si potrà mai ottenere alcun risultato positivo perché occorre comprendere ciò che è giusto e ciò che è sbagliato ma ciò sarà possibile solo sperimentandolo sulla propria persona, con responsabilità ed autodeterminazione.


Lo sport, per lo psichiatra e sociologo, è un po' la metafora della vita.

Ed è proprio Crepet che cita Giovanni Galli, portiere memorabile, ponendo l’accento sulle parole di quest’ultimo che ha dichiarato che: “Quando ero giovane io mi portavo il borsone e me lo caricavo sulle spalle; adesso i giovani giocatori lo fanno portare al massaggiatore”.





Crepet utilizza le parole di Giovanni Galli come metafora per far riferimento alle famiglie; famiglie ad oggi estremamente iperprotettive, forse eccessivamente presenti, che non lasciano spazio alle nuove generazioni, non permettono loro una crescita personale ed etica, per cui ci si chiede: “Come si fa a crescere se non hai sbagliato?”

Si pensi, ad esempio, al giovane Jannik Sinner, diventato da poco numero uno al mondo, che è andato via di casa a 14 anni per perseguire le sue mete e realizzare i suoi sogni, trascorrendo più di 8 ore al giorno in campo per allenarsi e per imparare anche a perdere perché se non si impara a perdere, allora non si potrà mai imparare a vincere.


Bisogna volgere lo sguardo oltre tutto questo e comprendere come siano importanti e fondamentali i rapporti umani, quei rapporti che rischiano di dissolversi visto che non ci si abbraccia più e si evitano le emozioni.

Le persone non comunicano più fra di loro e questo è un aspetto estremamente delicato sul quale occorre soffermarsi: genitori ed insegnanti devono recuperare la loro “autorevolezza”, il loro ruolo educativo, cercando sempre più di soffermarsi sui rapporti umani, sulla crescita personale di ogni individuo e questo è possibile solo attraverso un dialogo partecipativo che permetta di stimolare la crescita di ogni giovane ragazzo che deve “riacquistare”, però, la sua attitudine all’ascolto e alla comprensione.




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di VALENTINA TROPEA




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