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Crepet, occorre ritornare ad essere sognatori e rivoluzionari per poter assaporare il vero valore della vita, il futuro è necessario costruirlo

Aggiornamento: 4 giorni fa

Essere giovani non significa automaticamente avere un futuro dinanzi perché è necessario costruirlo quel futuro, plasmarlo, modellarlo con le nostre mani, avendo sempre il coraggio di ribellarci…

Una riflessione accurata e puntuale merita la questione inerente alle passioni, alle emozioni travolgenti che connotano la nostra esistenza, dipingendola di molteplici colori.

Ad oggi le nuove generazioni sembrano aver perso di vista quel sistema di valori che un tempo permetteva di apprezzare la semplicità dei gesti, l’unicità dei momenti, la naturalezza e spontaneità dell’agire, l’autenticità di ogni attimo, unico e irripetibile.

L’immediatezza sembra aver preso il sopravvento e questo determina una contraddizione, così come ci spiega Paolo Crepet, sociologo e psichiatra, nel suo libro “Mordere il cielo”.

“La ricerca di qualsiasi soluzione rapida, istantanea, finisce per indurre, come effetto collaterale, proprio la stessa lentezza”, sostiene Crepet in maniera esaustiva.

Lentezza intesa come sinonimo di resa, di passività, di immobilismo e, alla fine, di disinteresse. Se è vero che siamo riusciti ad abbreviare i tempi in ogni settore, è altrettanto vero che ciò ha sopito i nostri sensi, la nostra immaginazione, le nostre idee.

“Se non c’è più intervallo tra ciò che si pensa e ciò che si fa, inevitabilmente muore una parte consistente della creatività umana”, ribadisce lo psichiatra.

Ed è proprio quell’immediatezza che determina un’incapacità di attendere e la convinzione di poter perseguire le proprie mete e realizzare i propri obiettivi senza fatica o sacrificio.

Si tratta di un orientamento che determina ripercussioni negative nei confronti dei giovani, convinti di poter ottenere tutto ciò che più desiderano velocemente senza alcuno sforzo, un po' come se tutto fosse dovuto.

Occorre quindi che genitori ed insegnanti rieduchino le nuove generazioni all’attesa perché “una buona vita si traduce nella necessità di attenderla”.

Si pensi, ad esempio, alla magia compiuta da alcuni artigiani, come vetrai e ceramisti: si inizia l’opera con l’intenzione di compiere un buon lavoro ma, durante la creazione, non si sa mai come terminerà l’opera stessa e quale sarà il risultato finale, spesso inaspettato e connotato da sfumature uniche e particolari.

Con il passare del tempo però proprio il miglioramento della qualità della vita, il conseguimento di svariati privilegi e libertà, ha determinato paradossalmente un prezzo enorme da pagare, invisibile a primo acchito: l’atarassia.

Il termine atarassia deriva dal greco e letteralmente significa “assenza di agitazione”; si tratta di un termine filosofico che indica “la perfetta pace dell'anima che nasce dalla liberazione dalle passioni”.

In tal ambito, però, lo psichiatra Crepet fa riferimento all’atarassia come sinonimo di indifferenza, evidente mancanza di legami emotivi con l'ambiente e con le persone che ci circondano.



Sono proprio i genitori e gli insegnanti, in qualità di educatori, che devono insegnare ai giovani cosa significhi sentire, pensare, accorgersi dell’altro: quell’empatia che è lontana da qualsiasi anestesia emotiva e che ci permette di vivere ogni attimo con passione e determinazione, quella linfa che dovrebbe nutrire il nostro animo giorno dopo giorno.

Essere giovani non significa automaticamente avere un futuro dinanzi perché è necessario costruirlo quel futuro, plasmarlo, modellarlo con le nostre mani, avendo sempre il coraggio di ribellarci all’analfabetismo emotivo ma anzi curando particolarmente le relazioni affettive, patrimonio inestimabile da custodire e preservare.

Genitori ed insegnanti svolgono un ruolo determinante in tal senso perché sono loro che, nell’espletamento della funzione educativa, devono indicare la strada giusta da percorrere, essendo dei maestri di vita, e sono sempre loro che devono insegnare ai giovani cosa significhi guardare oltre l’orizzonte, guardare in su e mordere il cielo: occorre ritornare ad essere sognatori e rivoluzionari per poter assaporare il vero valore della vita.

Ognuno di noi, giorno dopo giorno, può compiere una piccola ed intima ribellione sottraendosi a ciò che è semplice e scontato e mordendo qualche nuvola di passaggio, ricordando sempre ai giovani che “le nostre capacità dipendono dai nostri sforzi e non dalle nostre agevolazioni”.

di VALENTINA TROPEA




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