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Crepet, occorre insegnare ai giovani ad essere intraprendenti, sviluppando un’intelligenza creativa che consenta loro di non essere arrendevoli e rinunciatari

Aggiornamento: 6 nov

“La noia si apprende: la si può ben insegnare a un adolescente proteggendolo da tutto, colmandolo del superfluo, sottraendogli la voglia, la fantasia...

Quando ci soffermiamo a riflettere sulle nuove generazioni, subito il nostro pensiero volge verso l’attitudine ad educare i giovani ad una capacità di autodeterminazione e soprattutto ad una capacità di agire consapevolmente.

Il ruolo svolto dagli educatori, genitori ed insegnanti, rimane un ruolo di indubbia rilevanza e i bambini non possono crescere senza sogni e speranze, senza utopie. Così come ci spiega Paolo Crepet, sociologo e psichiatra, “la mediocrità annichilisce, appiattisce, rende tutti uguali mentre la fantasia e i sogni sottolineano le nostre risorse interne, cioè il nostro stesso segreto di vivere”.

Ma ciò che preoccupa maggiormente è la noia. E spesso i giovani privilegiati, quelli che hanno avuto tutto dalla vita, risultano essere quelli più annoiati.

“La noia si apprende: la si può ben insegnare a un adolescente proteggendolo da tutto, colmandolo del superfluo, sottraendogli la voglia, la fantasia, la necessità di sperimentare il nuovo. Egli crescerà senza sapere quanto sia bello e importante costruire ciò che gli manca, dunque essere intraprendente, temerario. Chi subisce una simile -pessima- pedagogia tende a crescere rinunciatario, arrendevole”, queste le parole dello psichiatra.

Quindi si comprende bene come l’unico antidoto alla noia possa essere solo ed esclusivamente l’intelligenza creativa.

Spesso i genitori odierni credono che sia educativo iscrivere il proprio figlio in piscina o ad una qualsiasi altra attività sportiva ma non trascorrono del tempo con loro magari ammirando assieme un’alba, un tramonto, condividendo attimi unici e al contempo estremamente significativi.

Non ci si accorge che l’intelligenza presuppone libera espressione dell’individualità e sicuramente non omologazione o mediocrità; perché si possa essere creativi è necessario che ciascun individuo prenda piena consapevolezza della sua unicità, del suo essere speciale senza comparazione alcuna.

“Troppo spesso la scuola non aiuta i genitori a credere che l’intelligenza debba essere un’espressione libera dell’individualità dei figli”, così sostiene senza esitazione Paolo Crepet.



Ecco allora che la creatività permette di combattere la noia, riempiendo la vita delle nuove generazioni; quella creatività che esalta le risorse di ogni soggetto, senza mai condannare ad una insana mediocrità.

A tal fine gli insegnanti devono prediligere una metodologia di apprendimento basata su un progetto di crescita individuale, che permetta di valorizzare la fantasia, la necessità di sperimentare il nuovo da parte dei giovanissimi e non uno sterile appiattimento che rende similare ogni processo di apprendimento, senza discernimento alcuno.

Occorre, quindi, coltivare le proprie ambizioni, i propri sogni, non essendo mai rinunciatari ma anzi lottando sempre per ciò in cui si crede, consapevoli che ogni individuo ha diritto a vivere pienamente le proprie emozioni, preservando quella creatività che esalta la nostra personalità e che non smette mai di affascinarci.


di VALENTINA TROPEA


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