“Si potrebbe dunque dire che educare significa permettere a un bimbo o a una bimba di crescere costruendo luoghi immaginari, stanze dove parcheggiare la propria fantasia…”

Per comprendere bene il mondo degli adulti occorre fare un passo indietro e riscoprire alcuni aspetti peculiari: in particolar modo occorre soffermarsi e volgere lo sguardo verso l’infanzia che determina la crescita emotiva di ciascun individuo.
Ognuno di noi, senza troppi sforzi, se chiude gli occhi, riesce subito a mettere a fuoco un gioco della sua infanzia, un poster nella sua stanza, un posto particolare, riaccendendo nella sua memoria ricordi felici e spensierati, una costellazione di momenti formativi della sua vita.
Senza il riaffiorare di tali ricordi sarebbe davvero difficile comprendere pienamente come si è diventati adulti, attraverso quella trasformazione che ci ha permesso di diventare “grandi”, quella metamorfosi che da bruco ci ha permesso di diventare farfalla.
“Si potrebbe dunque dire che educare significa permettere a un bimbo o a una bimba di crescere costruendo luoghi immaginari, stanze dove parcheggiare la propria fantasia, che servirà, molti anni più tardi, a raccontarsi, a narrarsi, ma anche a farsi capire”, così come ci spiega il sociologo e psichiatra Paolo Crepet evidenziando l’importanza di salvaguardare la fantasia di ciascun bambino attraverso la strategia del gioco che permettere di tenere viva ed accrescere la propria creatività.
“Il gioco che più incide nell’anima dei bambini non è quello che ha bisogno di istruzioni, ma quello che permette loro di fantasticare, di indurre nuova libertà nel loro cervello. Gli adulti devono fornire ai bambini i colori principali, ma sta ai piccoli mescolarli e creare qualcosa di mai visto, la loro opera d’arte”, in tal modo continua la sua significativa riflessione lo psichiatra.
Bisognerebbe, infatti, insegnare ai bambini a «perdere tempo». Parlare di tempo con i bambini è sempre più importante perché è diventato ormai merce rara: tanto più ne abbiamo a disposizione e meno riusciamo ad impiegarlo adeguatamente.
“Se riusciamo a dare tempo ai nostri bambini, insegneremo loro a cercarlo, a conservarlo, così, forse, potranno inventarsi una vita meno scontata”, queste le parole di Paolo Crepet.
Il tempo, fonte inesauribile di comunicazione, emozioni, affetti, dovrebbe ritornare a svolgere una funzione centrale, alla luce di una società troppo spesso distratta e superficiale.
“Come un ragno ha bisogno della propria strategia per catturare il cibo, i bambini necessitano di una ragnatela per catturare i sogni e le emozioni di cui si nutriranno durante la vita, ma la costruzione di una ragnatela, di una strategia, necessita tempo, sapienza”, queste le parole di Paolo Crepet in merito.
Un buon educatore deve avere una certa sensibilità, umiltà, capacità di osservazione, per comprendere fino in fondo come quel tempo sia vitale per la crescita e che quindi nessun bambino dovrebbe esserne privato ingiustamente.
“Lasciate che i bambini si nascondano, si rincorrano, assaporino il gusto lento e calmo del tempo, padroni del loro quotidiano. Lasciate che si dipingano addosso, che si versino un po' di gelato sulla maglia. Un bambino che va a scuola pulito deve tornare a casa sporco: solo questa è una buona agenzia educativa, altrimenti è soltanto un’ossessiva lavatrice capace di cancellare i sensi di colpa degli adulti”, così conclude la sua disamina Paolo Crepet.
Il messaggio che vuole trasmetterci lo psichiatra è chiaro e manifesto: è necessario riscoprire l’importanza della strategia del gioco nella vita dei bambini garantendo a quest’ultimi un’infanzia spensierata e felice, momenti indimenticabili che permetteranno loro di crescere serenamente e che necessitano, però, di tempo prezioso per assaporare ogni attimo, ogni emozione, ogni piccola sfumatura di cui si compone l’arcobaleno della vita, così da permettere loro un giorno di raccontarsi, di narrarsi, trasformando la propria esistenza in un’importantissima e bellissima opera d’arte.
di VALENTINA TROPEA