Come sottolinea Crepet, "un insegnante non può certo pretendere di comprendere la crescita di un adolescente soltanto quando lo interroga", bensì "occorre creare...
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Il compito principale della scuola è quello di valutare la serenità con cui un ragazzo o una ragazza sta crescendo e, a tal proposito, i genitori sono chiamati ad interessarsi a sapere come il proprio figlio stia maturando. Più in particolare, secondo il sociologo e psichiatra Paolo Crepet, la scuola deve essere in grado di valutare l'evoluzione di un adolescente per poi confrontarsi con i genitori.
Infatti, questi ultimi, non potendo stare a diretto contatto con i figli per tutta la giornata, potranno formulare una valutazione assai condizionata da un tempo ristretto di osservazione. Pertanto, appare indispensabile "complementarsi con la scuola".
Come sottolinea Crepet, "un insegnante non può certo pretendere di comprendere la crescita di un adolescente soltanto quando lo interroga", bensì "occorre creare le condizioni affinché un insegnante possa trascorrere a scuola il tempo necessario per comprendere con chi sta crescendo".
E così assume sempre più rilievo nella realtà odierna la figura del tutor, il quale viene definito da Crepet come "una figura centrale in un'istituzione che voglia essere davvero educativa, un adulto di riferimento essenziale per un adolescente, e non solo per conoscenze acquisite ma per capacità empatiche, di ascolto o di relazione".
Più in particolare, il tutor deve essere in grado di comunicare anche senza parole, andando ben oltre l'insegnamento frontale, attraverso una comunicazione che non sia solo verbale.
Oggi la scuola dovrebbe fornire ai ragazzi figure professionali nuove, capaci di ascoltare e di confrontarsi attraverso un dialogo costruttivo, fatto anche di gesti. Sempre secondo il noto psichiatra, sarebbe importante dedicare ai giovani un tempo scolastico ulteriore, utile alla crescita ed all'ascolto; un tempo in cui i giovani vengano liberati dalla necessità di ingombrare il tempo restante con i compiti a casa, alla ricerca estenuante solo del metodo di studio.
In realtà, anche i genitori oggi si sono ribellati contro i compiti a casa nella consapevolezza, secondo Crepet, che "la quantità del lavoro scolastico domestico è inversamente proporzionale alla qualità dell'istituto che i figli frequentano...quando una scuola funziona riesce a essere autonoma, cioè a esaurire entro i propri tempi ogni attività, rimandando al giorno seguente ciò che non è riuscita a fare o a completare".
Inoltre, rendere autarchiche le scuole significa migliorare il rapporto tra adolescenti e genitori, lasciare lo spazio ai giovani per affinare le proprie capacità e consapevolezze, basandosi sull'ascolto e su una crescita costruttiva, tenuto conto che la professione dell'insegnante non è e non deve essere un mestiere per chiunque.
di VALENTINA TROPEA