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Crepet, insegnanti e genitori giardinieri o autorevoli?Regole giuste oppure tutto può essere messo in discussione? Scopriamo le differenze tra l'essere giardiniere o autorevole nell'educare i giovani

Per il genitore gentile non vi sono e non devono esserci mai delle regole ma tutto deve essere oggetto di dialettica. E così il genitore perde la sua autorevolezza ed il suo ruolo...

Sul ruolo guida che devono svolgere insegnanti e genitori e soprattutto sulle modalità con le quali occorre formare ed educare le nuove generazioni bisogna sempre porre grande attenzione. Lo psichiatra e sociologo Paolo Crepet si sofferma su di una nuova moda che si sta diffondendo tra i genitori e che trova le sue radici proprio negli Stati Uniti.

Si parla di “educazione gentile” ( gentle parenting ) oppure “genitorialità positiva” o ancora “disciplina dolce”. Ed è proprio così che si fa riferimento alla nuova figura del genitore giardiniere.

Ma per comprendere bene cosa si intenda veramente occorre fare un esempio: nell’ipotesi in cui un bimbo è in un parco a giocare ed il sole sta calando, cosa devono fare una mamma ed un papà? I genitori tipicamente e probabilmente agirebbero con determinazione, spiegando al bambino che è ora di tornare a casa, e qualora il piccolo cominciasse a fare le bizze, allora potrebbero intimargli di non portarlo più al parco a giocare. Il genitore-giardiniere, invece, dovrà sedersi su una panchina ed instaurare una discussione paritetica, considerando, ad esempio, il diritto del bambino di rimanere nel parco a giocare per tutto il tempo che desidera, prendendo in considerazione il tempo trascorso in media al parco dai suoi coetanei, i pro e i contro del prolungamento, ecc, ecc…

Per il genitore gentile non vi sono e non devono esserci mai delle regole ma tutto deve essere oggetto di dialettica. E così il genitore perde la sua autorevolezza ed il suo ruolo guida. Crepet, quindi, si sofferma su tale aspetto e ci fa comprendere come un genitore possa agire con delicatezza, fermezza, saggezza, senza però dover perdere la sua autorevolezza, senza dover svilirsi o soddisfare sempre e comunque qualsiasi bisogno materiale del figlio.


Educare non significa avallare, assecondare, prostrarsi, permettere sempre e comunque ogni più piccolo capriccio ad ogni costo. Agendo in tale direzione, infatti, non si permetterebbe ai giovani di crescere e ci ritroveremo dinanzi ragazzi senza stimoli, senza passioni, convinti di poter ottenere tutto schioccando le dita e senza alcun sacrificio. Ed allora cosa succederà quando queste nuove generazioni si accorgeranno che non è così, come riusciranno a gestire la frustrazione di un no ricevuto?

Tuttavia quella del genitore giardiniere diventerà una moda educativa di cui molti andranno fieri: i figli dovranno essere considerati come piante da annaffiare, curare, concimare, lucidare, potare con estrema gentilezza. In tal modo si avrebbe un facile manuale di istruzioni da imparare: un padre ed una madre smetterebbero di svolgere la loro funzione per trasformarsi in delle geishe, abbassando sempre la testa ed assecondando i loro figli in ogni scelta. Si tratterebbe dunque di una “falsa innovazione” e Crepet esordisce affermando che: “è necessario pensare a un’evoluzione che non cada nel ridicolo dell’illusione che trasformare un educatore in un tuttofare distopico possa aiutare i bambini a crescere autonomi e creativi”. Tale cattiva educazione finirà per avere delle ripercussioni negative anche sull’economia di mercato: oltre un terzo delle aziende che raggiungono l’età per un cambio generazionale al loro interno è destinata a perire, chiudere o sperare di trovare un acquirente.

“Scegliere soluzioni semplici e comode porta ad una forma di cecità emotiva che saranno i più giovani a dover pagare una volta diventati adulti”, così afferma duramente Crepet. Si comprende, quindi, quanto sia fondamentale la funzione svolta dai genitori e quanto sia importante orientarsi nella giusta direzione: un genitore deve avere sempre una sua autorevolezza e non può e non deve trasformarsi in un educatore gentile, in un mero confidente, non deve assecondare i propri figli ad ogni costo, facendo credere loro che nella vita sia tutto semplice o facilmente raggiungibile.


Occorre che genitori ed insegnanti, in quanto educatori e maestri di vita, siano in grado di fornire alle nuove generazioni gli strumenti più adeguati per poter crescere serenamente e con la piena consapevolezza che non sia tutto dovuto nella vita: necessita tanto sacrificio per poter raggiungere determinati risultati e solo con costanza e determinazione si potranno perseguire le proprie mete. Una falsa illusione, l’essere arrendevoli ed assecondare i propri figli in ogni scelta determinerebbe conseguenze disastrose e saranno proprio i più giovani, una volta diventati adulti, a rendersene conto a loro spese.


Spesso si ha la percezione che cambiare sia difficile, alle volte addirittura impossibile, ma siamo noi stessi che con le nostre paure e con i nostri pregiudizi ci ostiniamo a non voler andare oltre, a non voler provare a mutare la nostra quotidianità.

“Il destino è sempre scritto a matita. Sta a noi trovare l’imprudenza di riscriverlo”, così conclude saggiamente Crepet.


Di La Redazione




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