Crepet: il vero problema nell'educare bambini e giovani sta nel "non far mancare mai niente". Ecco come uscirne con la creatività
- La Redazione
- 6 giorni fa
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Aggiornamento: 3 giorni fa
Un buon genitore sa che la creatività, punto nevralgico dell’educare, s’innesca dal desiderio, ovvero da ciò che si vorrebbe e ancora non c’è...

In una società spesso troppo omologata e stereotipata appare fondamentale ed imprescindibile per i giovanissimi prendersi cura della propria esteriorità per uniformarsi, sentirsi più sicuri, prevalendo l’apparenza all’essenza, tralasciando la bellezza interiore, quella duratura ed imperturbabile, prevalendo invece la ricerca della perfezione, così trasformando il proprio corpo in uno strumento finalizzato ad un mero compiacimento, ricercando consensi ed approvazione.
Ma occorre andare oltre l’aspetto esteriore e comprendere fino in fondo come la perfezione anatomica sia effimera e noiosa mentre con il tempo permane l’intelligenza emotiva che connota le persone speciali.
“Mi piacerebbe spiegare ai giovani che la bellezza non è solo ciò che si osserva e si ammira, ma anche ciò che fa capire quello che si ha dentro, perché è proprio lì la sua casa, il suo rifugio segreto, lo scrigno più imprevedibile”, in tal modo il sociologo e psichiatra Paolo Crepet inizia la sua profonda riflessione.
Occorre, pertanto, riscoprire la bellezza interiore che ci contraddistingue gli uni dagli altri, così da guardarci dentro ed imparare a conoscerci giorno dopo giorno, trasformando le nostre debolezze in magnifici punti di forza, riscoprendo la nostra autostima e creatività, il nostro desiderio di autorealizzarci, attraverso quella passione che non si spegne mai.
Spesso i genitori, vivendo un rapporto conflittuale con i loro figli, iniziano a ripetere sempre la stessa frase «Eppure io non ho mai fatto mancare niente a mio figlio o a mia figlia», non comprendendo che in termini educativi ciò rappresenta un’espressione allarmante e dalle conseguenze deleterie.
“Compito di un genitore, di un educatore è l’esatto opposto: far mancare qualcosa, perché soltanto in questo modo si può sperare di indurre la ricerca, la necessità di desiderare, sognare, appassionarsi”, queste le significative parole dello psichiatra.
Un buon genitore, in qualità di educatore, deve quindi essere in grado di sottrarre e non di aggiungere, così da incentivare i suoi figli a ricercare ciò che manca loro, facendo rifiorire quella creatività che s’innesca dal desiderio, ovvero da ciò che si vorrebbe e ancora non c’è. Solo così si potrà riscoprire la propria bellezza interiore.
“La bellezza è ricerca e costruzione. C’è quella palese, meravigliosa, ma esterna a noi, fatta dagli altri: di questa possiamo soltanto usufruire, da essa possiamo al massimo trarre ispirazione, ma perché avvenga è fondamentale non essere sazi. Quel vuoto, quella fame sono generati da ciò che non c’è, ciò che manca. La creatività, punto nevralgico dell’educare, s’innesca dal desiderio, ovvero da ciò che si vorrebbe e ancora non c’è”, così Paolo Crepet evidenzia l’importanza della creatività e del desiderio di costruire, tenuto conto che la felicità risiede nell’attesa, nel processo conoscitivo, nella fatica.
La bellezza è dentro ognuno di noi e presuppone ricerca, osservazione e cambiamento; un po’ come quando si ammira una bellissima opera d’arte: quest’ultima è tanto più incantevole quanto più in essa si ravvisa l’anima e la mano del suo autore, contrapponendosi lo stupore del suo splendore ed al contempo il timore che non possa essere davvero all’altezza.
Genitori, onnipresenti ed iperprotettivi, volti ad agevolare e accondiscendere in ogni modo i propri figli, ostacolano la loro autonomia, non permettendo una crescita sana ed equilibrata, riducendo al minimo la curiosità e la creatività che consentono invece di esprimere al meglio quella bellezza interiore capace di differenziarci e non di omologarci a tutti gli altri, alla luce di una piena consapevolezza di se stessi e del proprio talento.
di VALENTINA TROPEA