"Voglio solo segnalare che, a volte, uno spirito libero ha bisogno di steccati da superare, di limiti da oltrepassare, anche a costo di venire punito. Essere indisciplinati non significa, necessariamente, odiare le regole, ma..."
In una società basata unicamente sull’approvazione ed il consenso altrui insegnare ai più giovani l’attitudine a decidere e pensare con la propria testa rappresenta un’idea rivoluzionaria e la ribellione appare fondamentale.
Su tale aspetto si sofferma il sociologo e psichiatra Paolo Crepet attraverso un’analisi chiara e dettagliata, che induce ad una profonda riflessione.
Nonostante la democrazia abbia attribuito ad ognuno di noi libertà di scelta e di opinione, la tecnologia digitale sembra aver reso tutti connessi ma ciò solo attraverso la scomparsa delle individualità e prediligendo delle masse asservite. Le nuove generazioni, alle prese con il loro percorso formativo e di crescita, sembrano aver perso la propria identità, omologandosi fra di loro, con la speranza di poter esser accettati, di poter fare parte di un gruppo senza mai essere allontanati o derisi.
Riuscire ad esprimere il proprio pensiero autonomamente, magari anche uscendo fuori dagli schemi, rappresenta quasi una rarità, un evento eccezionale, un po’ come se ribellarsi al sistema sia un atto rivoluzionario ed atipico.
Eppure chi possiede del potenziale, chi ha davvero del talento, tende spesso a voler rompere gli schemi, ad andare contro corrente, così da poter agire liberamente, anche disallineandosi dalla massa.
“Voglio solo segnalare che, a volte, uno spirito libero ha bisogno di steccati da superare, di limiti da oltrepassare, anche a costo di venire punito. Essere indisciplinati non significa, necessariamente, odiare le regole, ma sentire dentro di sé la vocazione a fare di testa propria, seguire la propria indole. Il problema non è il ragazzo indisciplinato, ma l’educatore che lo giudica. Infatti, la cosa più difficile è capire perché quell’adolescente si rifiuta di seguirle: se per puro istinto oppositivo, oppure perché vi è una capacità critica che gli fa prefigurare un altro e diverso modo di apprendere. In ogni caso, si tratta di persone interessanti: il vero insegnante non dovrebbe seguire solo i primi della classe, ma anche gli ultimi, quelli che tendono a uscire dal gruppo”, queste le parole importantissime dello psichiatra Paolo Crepet.
Alle volte quindi essere ribelli ed indisciplinati può nascondere una particolare personalità, un talento speciale che necessita solo di attenzioni e di cure: spetta all’educatore l’importantissima funzione di porre in risalto quelle qualità celate e troppe volte trascurate.
“In un atteggiamento ribelle spesso si nasconde un talento diversamente positivo, e il mestiere dell’educare – che accomuna genitori e insegnanti- dovrebbe consistere nello scoprire talenti”, così continua il sociologo e psichiatra senza esitazione alcuna.
“Le anime più prodigiose non sono quelle che si allineano, anzi il vero talento richiede un coraggioso scarto dalle regole: un ostinato cammino contro la corrente, contro le ovvietà, contro tutto ciò che è scontato. Eccellere non significa vincere, ma ambire a essere unici e irripetibili”, conclude in tal modo la sua riflessione Paolo Crepet.
Ecco allora che il messaggio che vuole trasmettere lo psichiatra diviene ancora più considerevole: occorre che insegnanti e genitori, in qualità di educatori, siano in grado di accompagnare i più giovani nel loro percorso formativo e di crescita, facendo riscoprire loro l’importanza di avere una propria identità, di essere unici e diversi da tutti gli altri, perché per perseguire le proprie mete e realizzare i propri sogni occorre essere coraggiosi, e le anime più prodigiose non sono quelle che si allineano ma spesso quelle che hanno un mondo dentro tutto da scoprire, e che sono dunque pronte ad andare contro corrente.
Seguire la massa, essere accondiscendenti, non ribellarsi mai, è sicuramente più comodo e meno dispendioso ma il sapore della felicità presuppone tanta fatica e tanto sudore ed è allora che la nostra personalità entra in gioco, perché solo le persone speciali, quelle talentuose, non hanno bisogno del consenso di nessun’altro, ma temerarie sono in grado di percorrere quel cammino anche da sole così da raggiungere con tenacia e determinazione i risultati tanto ambiti e sperati, senza mollare mai, senza desistere, ma perseverando fino alla più completa realizzazione di se stessi.
di VALENTINA TROPEA