“Ho l’impressione che in questi anni molti adulti abbiano educato i propri figli all’idea che il tempo sia stato definitivamente conquistato, che il futuro possa essere una…”

La caratteristica principale che sembra oggi contraddistinguere molti giovani è proprio la lentezza e non quella vivacità che invece appare più naturale e prevedibile.
“Ho l’impressione che in questi anni molti adulti abbiano educato i propri figli all’idea che il tempo sia stato definitivamente conquistato, che il futuro possa essere una versione al massimo un po’ imbellita del quotidiano. Ci si può perfino permettere di perderlo: atteggiamento che fino a qualche decennio fa avrebbe rappresentato un vero e proprio lusso”, in tal modo il sociologo e psichiatra Paolo Crepet espone le sue considerazioni in merito.
Si tollera, quindi, la tendenza dei giovani a prendersela con comodo, facendo fatica a rispettare scadenze prestabilite e date non rinviabili; addirittura sono i genitori che devono fungere da sveglia al mattino per i propri figli perché arrivare in ritardo a scuola non rappresenta più un trauma.
Si tratta di un elogio alla lentezza che ritrova un alleato inaspettato: il mondo digitale.
“Uno smartphone è il miglior cameriere mai concepito da una mente umana: offre qualsiasi servizio senza che nemmeno occorra chiedere, non fa fare fatiche perché basta un semplice tocco di polpastrello per ottenere ogni desiderata. La vita vista e vissuta da una comoda poltrona, senza nemmeno dover lasciare una mancia”, così lo psichiatra espone il suo pensiero in maniera chiara e dettagliata.
Il cervello, purtroppo, è un organo che va allenato: se si abitua un bambino a delegare i propri desideri a una tecnologia, allora la sua volontà di fare sfuma fino a diventare inconcepibile e il cervello stesso tende ad atrofizzarsi, comprese le sue abilità cognitive. Si tratta del fenomeno della c.d. «demenza digitale».
Occorre infatti permettere ai giovani di sperimentare la propria curiosità, offrendo loro stimoli e sfide quotidiane, acuendo le loro abilità cognitive e facilitando l’apprendimento.
“Il cervello funziona per certi versi come un muscolo: se non viene costantemente allenato, rallenta le proprie funzioni. Steven Pinker, psicologo dell’università di Harvard, sostiene che la nostra mente assomiglia, nel suo funzionamento, alla plastilina: viene modellata dalle esperienze. Quindi, meno esperienze si accumulano e più la mente fatica a funzionare, perciò s’indebolisce. Al contrario, più il cervello è allenato, più si rafforza”, queste le parole di Paolo Crepet.
Oggi, attraverso l’utilizzo di internet, tutto sembra essere estremamente semplificato e così le capacità cognitive tendono a svilupparsi lentamente, venendo meno anche l’attitudine alla scrittura, e quindi rifiorendo una giovinezza “imborghesita ed apatica”.
Tutto appare scontato, dovuto, nulla richiede fatica o impegno e la semplificazione, la mancanza di stimoli, determina pigrizia, venendo meno quella curiosità che accende la scintilla dell’apprendimento, della conoscenza, e soprattutto della sperimentazione di se stessi.
I giovani, pertanto, riprendano in mano il proprio tempo scandendo il ritmo della propria vita attraverso talento e creatività, sperimentando sempre le proprie abilità cognitive, senza mai sprecarlo ma anzi considerandolo come un privilegio, un’opportunità per mettersi alla prova e trasformare la propria esistenza in una magnifica opera d’arte.
di VALENTINA TROPEA