Crepet: i giovani devono diventare cacciatori di orizzonti e comprendere che nella vita nulla è gratuito, nulla si ottiene senza sforzo e sacrificio. Restituiamo loro il desiderio e la fame di vita
- La Redazione
- 22 ore fa
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È importantissimo dunque che i giovani comprendano sin da subito che nella vita nulla è gratuito, nulla si ottiene senza sforzo e sacrificio, ed occorre diffidare da chi vuole solo…

Non è semplice ritrovare la propria dimensione in una società come la nostra nella quale si assiste ad un vero e proprio sovvertimento di valori e di ruoli: gli educatori, in qualità di genitori e di insegnanti, hanno perso la loro originaria autorevolezza, e così la loro funzione appare del tutto svuotata e vanificata.
“Il problema, oggi più che in altri tempi, è come orientarci in un mondo che ha perso i punti di riferimento, in cui anche le certezze sono crollate o non funzionano più. Dico chiaro e forte da uomo che non sa di politica e di esteri, ma che si interessa di quello che accade nel mondo che non possiamo aspettare che qualcuno ci tolga le castagne dal fuoco, per usare un adagio dei nostri nonni”, queste le significative parole del sociologo e psichiatra Paolo Crepet.
Occorre, pertanto, reagire, così che i giovani imparino l’arte della vita, trovando soluzioni inedite, cambiando la prospettiva dalla quale osservare l’orizzonte, restituendo loro desiderio e fame di mordere il cielo.
“Dobbiamo tutelare la libertà di parola e di progetto, dobbiamo recuperare un metodo, un modo di agire e, dirò di più, di educare, altrimenti la nostra civiltà è destinata a perire. La crisi è in corso, ma possiamo risolverla, bisogna non attenderci da altri quello che dobbiamo fare noi. E noi italiani abbiamo una marcia in più”, in tal modo continua la sua profonda riflessione lo psichiatra.
“Ridiamo in mano i libri ai nostri ragazzi, diciamo loro che nulla è gratuito, anzi davanti alla gratuità bisogna diffidare perché ci stanno comperando, ci stanno anestetizzando. Dobbiamo avere il coraggio di togliere i nostri ragazzi dalla comfort zone in cui li abbiamo relegati per paura, per protezione. Ma attingo ancora alla sapienza dei nostri nonni quando dicevano che troppa biada ammazza il cavallo”, così prosegue la sua disamina Paolo Crepet.
È importantissimo dunque che i giovani comprendano sin da subito che nella vita nulla è gratuito, nulla si ottiene senza sforzo e sacrificio, ed occorre diffidare da chi vuole solo comprarci, anestetizzarci: occorre avere il coraggio di togliere i giovani da quella comfort zone nella quale sono stati relegati per paura da genitori apprensivi ed iperprotettivi, incapaci di concedere alle nuove generazioni autonomia e potere decisionale, non permettendo loro di cadere e di imparare a rialzarsi.
“Abbiamo ammazzato il desiderio nei nostri ragazzi, li abbiamo anestetizzati, abbiamo tolto loro la possibilità di scegliere, mettendo tutto e subito a disposizione. Dobbiamo concedere ai ragazzi la voglia e la fame di mordere il cielo. Quella voglia di fare e di sconfiggere la miseria che avevano i nostri nonni usciti dalla guerra e hanno i ragazzi che con i barconi arrivano in Italia affamati di vita e di un futuro migliore. Dobbiamo ricominciare da lì”, in tal modo lo psichiatra esprime il suo pensiero senza alcuna esitazione.
Bisogna, pertanto, restituire alle nuove generazioni il desiderio e la fame di vita, alla luce di genitori ed educatori che non fungano da “facilitatori”, non svolgano una funzione “cuscinetto”, ma anzi permettano ai giovani di mettersi alla prova, sperimentando la loro passione, ambizione, creatività, riscoprendo la loro “cocciutaggine” e ostinata determinazione nel realizzare i propri sogni, nel lottare per ciò in cui si crede fermamente senza mai desistere.
Siamo nell’età della facilità apparente, dove tutto è a portata di mano senza alcuno sforzo, alla luce dell’intelligenza artificiale alla quale “demandiamo la fatica e la possibilità di pensare, a lei demandiamo il linguaggio e le nostre narrazioni, abdicando alla nostra meravigliosa intelligenza umana”: in tal modo, però, non alleniamo il nostro cervello che rischia così di atrofizzarsi.
Allora cosa può salvarci?
“A salvarci può essere solo la qualità dell’essere. La qualità della formazione, della dedizione che mettiamo nelle cose che facciamo, della curiosità che ci spinge verso luoghi sconosciuti, ci impone di rischiare. Solo così possiamo uscire dalla nostra comfort zone e mordere veramente il cielo, reagire alla mancanza e assenza di desideri, uscire dalla bolla di solitudine e isolamento a cui ci condannano i mezzi di comunicazione e a cui noi stessi, volontariamente, ci siamo condannati”, così termina la sua profonda riflessione Paolo Crepet.
Le nuove generazioni, dunque, devono riassaporare la bellezza del vivere, dello sperimentare, puntando alla “qualità dell’essere”, rischiando, uscendo dalla comfort zone, riappropriandosi del proprio futuro: solo in tal modo potranno salvarsi, trasformando la loro vita in un magnifico capolavoro.
di VALENTINA TROPEA