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Crepet, i bambini devono fare gruppo, ritornare a giocare nei cortili, per costruire la propria identità nell'ottica dell'appartenenza

Molto importante, quindi, è curare la dimensione collettiva di crescita; infatti è proprio il gruppo dei pari che consento lo sviluppo di una identità in definizione. Gli adolescenti potranno riscoprire se stessi solo attraverso...

Prendersi cura di giovani ragazzi, considerato il loro processo educativo e formativo, presuppone impegno e dedizione, partecipazione e costanza, ma soprattutto occorre comprendere bene quali siano i luoghi nei quali i giovanissimi possono trascorrere il loro tempo, sviluppando le proprie capacità cognitive e relazionali.

I luoghi di aggregazione di un tempo, come campetti, cortili, parrocchie, dove si imparava a vivere, sembrano essere spariti.

I luoghi di gioco non sono più fuori casa ma dentro casa. Ed è proprio su tale aspetto che il sociologo e psichiatra Paolo Crepet pone l'accento.

"Le statistiche dicono che il sessanta per cento degli adolescenti possiede nella propria cameretta tutto il necessario per distaccarsi totalmente dal mondo: computer, videogiochi, televisione... Un perfetto isolamento che favorirà inevitabilmente una crescita caratterizzata da un autismo tecnologico dalle conseguenze - sociali e individuali- imprevedibili", così dichiara lo psichiatra in maniera molto chiara.

Lo sviluppo della tecnologia ha sicuramente avuto delle conseguenze negative in termini relazionali: i ragazzi tendono sempre più ad isolarsi, non curando le relazioni con i loro coetanei, ma anzi preferendo quel mondo virtuale, così algido e privo di emozioni.

Sicuramente alcune invenzioni tecnologiche possono trovare anche un'utile applicazione pedagogica, avendo una buona valenza educativa, ma occorre una maggiore salvaguardia di tali risorse.

Tuttavia, occorre stigmatizzare la tendenza a delegare parte dell'educazione a forme algide in cui le relazioni perdono di significato.

L'autarchia relazionale, la non appartenenza ad un gruppo, quali conseguenze potrebbero determinare?

Molto importante, quindi, è curare la dimensione collettiva di crescita; infatti è proprio il gruppo dei pari che consento lo sviluppo di una identità in definizione. Gli adolescenti potranno riscoprire se stessi solo attraverso il confronto con i loro coetanei, trascorrendo del tempo assieme, giocando, divertendosi, confrontandosi senza alcun timore, riscoprendo quel senso di appartenenza che permette di fare gruppo, di vivere una collettività che arricchisce e che responsabilizza.

"Il processo d'appartenenza, per svilupparsi, non richiede soltanto un gruppo, esige anche un luogo. La strada è il luogo terzo, diverso sia da quello in cui un genitore educa i figli, sia da quello in cui un altro adulto li istruisce. La strada, dove adolescenti incontrano altri adolescenti, senza adulti per le regole, senza maestri per i giudizi, senza padri né madri per i permessi e i divieti. La strada come spazio libero, lontano dall'omologazione a uno schiacciante conformismo educativo di un opprimente scacchiere normativo", queste le parole di Paolo Crepet.

In definitiva lo psichiatra vuole farci comprendere come i bambini debbano ritornare a giocare con i loro pari, nei cortili, per le strade, luoghi di aggregazione nei quali possono iniziare a sviluppare la propria personalità, maturando e acquisendo quell'autonomia che consente loro di assumere su di sé parte della responsabilità dell'azione collettiva. Ad oggi invece i giovanissimi migrano da un'aula scolastica ad una palestra, ad una piscina, ad un internet- cafè, per poi ritornare a casa, privandosi di quella libertà e di quell'autonomia che invece dovrebbero essere custodite gelosamente.


di VALENTINA TROPEA




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