In un’epoca nella quale non esistono pause o interruzioni, tempi adeguati per poter crescere o maturare, i giovanissimi rischiano di bruciare tutte le tappe, ritrovandosi a pagarne le…
Se esistesse una condizione al verificarsi della quale si potesse comprendere quale sia l’età giusta da attribuire ad un giovane ragazzo per poterlo definire ormai maturo e responsabile, allora tutto sarebbe più semplice. Tuttavia ad oggi non esiste ancora tale condizione: ci sono ragazzi che a 13 anni vengono considerati “grandi” e quindi beneficiano della libertà di un adulto ma al contempo, in maniera contraddittoria e contrastante, si risulta ancora “giovani” all’età di 17 anni per poter essere responsabili di un reato e così esistono delle esimenti che escludono l’antigiuridicità di un fatto.
In un’epoca nella quale non esistono pause o interruzioni, tempi adeguati per poter crescere o maturare, i giovanissimi rischiano di bruciare tutte le tappe, ritrovandosi a pagarne le conseguenze in un futuro che non sembra sicuramente prospettarsi come roseo: genitori democratici ed onnipresenti avallano senza batter ciglio ogni scelta del proprio figlio, perdendo così la loro autorevolezza o meglio la loro funzione educativa.
Ed è proprio questo che ha determinato delle conseguenze negative nei confronti delle nuove generazioni, che hanno sviluppato un’inattitudine all’attesa e un desiderio smodato di ottenere tutto e subito, senza sacrificio alcuno.
Proprio su tale aspetto si sofferma Paolo Crepet, sociologo e psichiatra, nel suo libro “Mordere il cielo”, affermando che i giovani dovrebbero godersi l’infanzia e che, al contrario, l’inizio dell’adolescenza dovrebbe essere lento e graduale.
Questa “anticipazione” dei tempi sembra aver determinato un sovvertimento di valori, principi, costumi, tutto sembra aver cambiato forma ed anche i giovanissimi si ritrovano a riscoprire la sessualità in maniera errata, senza limiti e soprattutto senza alcun codice etico.
Tre adolescenti su quattro iniziano le loro esperienze attraverso la rete, sottolinea Crepet, ed alcuni fenomeni cominciano a diffondersi sempre più velocemente: si pensi, ad esempio, al sexting, cioè lo scambio di messaggi sessualmente espliciti oppure ancora alla possibilità di iscriversi su alcune piattaforme come OnlyFans.
Non si ha più contezza di quello che è giusto o sbagliato e tutto sembra esser concesso, senza limitazione alcuna. Il rischio diviene così molto elevato ed i giovanissimi tendono a non aver alcun punto di riferimento, facendosi sopraffare da scelte avventate e prive di senso.
Instaurare un buon rapporto con il proprio corpo, avere contezza della differenza esistente tra cultura del corpo e suo sfruttamento, comprendere che non tutto ha un prezzo e che la propria “intimità” deve essere custodita gelosamente, diviene un aspetto determinante per poter porre dei limiti alle nuove generazioni, le quali sembrano non comprendere fino in fondo quale siano le conseguenze delle loro azioni.
“Educare è complicato per definizione, infatti non tutti gli adulti dimostrano di avere lo stesso talento. Un tempo c’erano genitori consapevoli dei pericoli che la crescita contiene, ma che agivano in maniera diversa e non perché erano di un’altra epoca, ma perché possedevano un minimo di buon senso”, così espone il suo pensiero Paolo Crepet senza alcuna esitazione.
In definitiva possiamo affermare come non esista un’età “giusta” per poter consentire o vietare un determinato atteggiamento ma esista il buon senso degli educatori. Genitori ed insegnanti svolgono un ruolo chiave nello sviluppo e nella crescita degli adolescenti e, proprio attraverso il loro buon senso, possono fornire ai giovanissimi degli strumenti adeguati per poter scegliere consapevolmente, ponendo come priorità assoluta la loro integrità, dignità e moralità.
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