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Crepet, genitori ed insegnanti devono favorire il processo di maturazione dei giovani che richiede tempo e dedizione senza alcuna accelerazione

Purtroppo l'accelerazione di alcune componenti dei processi di maturazione è contrapposta al rallentamento ed all'inibizione di…

Nella società quotidiana, sopraffatta dall'ansia della velocità, tutta protesa al raggiungimento di standard qualitativi meramente formali, dove non c'è posto per la sostanza e le emozioni, spesso ci si scorda di osservare i nostri bambini e di ascoltare i loro bisogni.

Il compito dei genitori è divenuto sempre più complesso perché si è evoluto, fino a stravolgersi, il percorso stesso di crescita. Ed allora, le madri e i padri si ritrovano a fare i conti con una realtà da cui si origina un percorso di sviluppo e di maturazione dei figli totalmente diverso, in cui i genitori si ritrovano ad essere solo spettatori perché incapaci di farvi fronte.

Il sociologo e psichiatra Paolo Crepet, in merito ad un tema così delicato, nel suo libro “La gioia di educare”, ha affermato espressamente che: "Il processo di maturazione non è unitario né sincrono: ha diverse componenti - cognitiva, affettiva, relazionale, sociale - e alcune di esse hanno subito negli ultimi decenni una forte accelerazione. Ad esempio, lo sviluppo della sfera cognitiva avviene oggi sotto la spinta di un'enorme ricchezza e varietà di stimoli esterni come permette l'applicazione delle nuove tecnologie".

Oggi, pertanto, la crescita e la maturazione rischiano di essere sacrificate e di perire sotto la mano invisibile ed inesorabile della velocità.

L'evoluzione tecnologica e sociale, sottolinea Crepet, ha condotto ad un forte rallentamento del processo maturativo. Un tempo i giovani già a diciotto anni erano in grado di costruire una famiglia e di avere dei figli, di assumersi, insomma, delle responsabilità. Oggi, invece, non è più così e ciò accade, secondo il sociologo, a causa di un notevole grado di immaturità sociale.

"Tra i tanti fattori che hanno indotto questo fenomeno, uno è rappresentato dalla scomparsa nella vita dei bambini dei luoghi che permettevano loro di giocare da soli, senza la presenza degli adulti. I cortili, i parchi, i prati sono oggi inospitali o pericolosi e inducono i genitori a vietarne l'utilizzo. I bambini sono così costretti a trascorrere il tempo con la costante presenza di un adulto: qualcuno responsabile per loro delle regole di comportamento", così ribadisce Crepet.

Pertanto, i genitori finiscono per assumersi le responsabilità, mentre i giovani crescono nell'incapacità di creare una propria coscienza sociale.



Purtroppo l'accelerazione di alcune componenti dei processi di maturazione è contrapposta al rallentamento ed all'inibizione di altre. Ciò determina un conflitto di identità soprattutto negli adolescenti.

Secondo Crepet, da un lato i giovani sono costretti ad imparare nozioni e ad interfacciarsi con un mondo virtuale adulto, ma dall'altro, in una continua corsa a crescere, sono consapevoli dell'incapacità e dell'impossibilità di mettere in pratica delle aspettative per loro troppo elevate. 

Ed è proprio in tale panorama che i bambini sono costretti a crescere nell'esempio di lavori estenuanti, in una corsa continua, presi dal panico di dover dimostrare qualcosa a genitori ed insegnanti.

Lo psichiatra Paolo Crepet ci insegna che non bisognerebbe mai dimenticare che "un bimbo ha diritto di vivere il proprio tempo non come un incubo ma come divertimento, gioco, gioia". Bisognerebbe restituire ai più piccoli il diritto all'infanzia ed al gioco nella spensieratezza ed i genitori dovrebbero comprendere che spesso anche l'isolamento da parte dei più giovani può essere proficuo per riflettere ed analizzare se stessi, per creare una propria emotività, una propria capacità cognitiva.

Invece, nella società odierna, confondiamo l'isolamento con i problemi legati alla socialità, perdendo di vista i veri valori che i giovani dovrebbero essere spronati a coltivare.


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di VALENTINA TROPEA




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