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Crepet, genitori e docenti "ogni scuola dovrebbe avere una siepe". Un bambino deve azzardare e fuggire da sé attraverso il gioco per essere altro. I giovani devono sperimentare e mettersi alla prova

Aggiornamento: 15 lug

"Ogni scuola dovrebbe avere una siepe, cioè Il diritto universale di un bambino di nascondersi, di fuggire, di non essere..."



Paolo Crepet in una recente intervista ha toccato diversi aspetti del processo educativo. Dai bambini ai giovani, Crepet attraverso dei semplici esempi è riuscito a dispensare spunti utili per docenti e genitori. Nell'intervista ha esordito asserendo che "un bambino è un bambino e una bambina è una bambina ovunque siano nel mondo. L’essenziale per i bambini sono le emozioni. Per un bambino un bombolone con la crema è gioia ma a volte anche un furto, dovevamo mangiarne uno invece ne abbiamo mangiato quattro." Un messaggio dove si comprende bene che bisogna azzardare. Circostanze strettamente correlate sia al ruolo della punizione che della regola.


Ogni scuola dovrebbe avere una siepe, cioè Il diritto universale di un bambino di nascondersi, di fuggire, di non essere sé, di essere altro. Ognuno nell’infanzia ha cercato anche di camuffarsi, non bisognava aspettare il carnevale per fare questo, c’è chi lo ha fatto azzardando in un’epoca che non era certo carnevale, per cercare un altro da sé. Questa fuga da sé è un diritto che avviene attraverso il gioco."


Crepet attraverso la presentazione del suo nuovo libro “Mordere il cielo” sottolinea l’importanza di alcuni aspetti concernenti l’educazione, i genitori e la scuola. In particolar modo si sofferma sul ruolo dei genitori. Rifare lo zaino ai propri figli è un gesto da genitore deficiente. Bisogna infatti rieducare i giovanissimi ad avere contezza delle proprie azioni, bisogna responsabilizzarli e non regalare loro “una bicicletta con pedalata assistita”.


È fondamentale comprendere che cosa si intenda per “dignità della sconfitta”. Ogni giovane ragazzo deve essere curioso, deve sperimentare, deve cadere e sapersi rialzare, ci saranno salite e discese, come succede sempre nella vita, ma i genitori non devono tarpare loro le ali con ansia, preoccupazione, un eccessivo controllo che alla lunga diviene deleterio e spegne questi ragazzi. “Il controllo non deve essere superiore alla gioia”.

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Molti giovani adolescenti utilizzano alcol, cocaina e psicofarmaci (CLICCA QUI) prima dei 15 anni (notizia confermata qualche giorno fa direttamente dal Ministero). Situazioni di estremo allarme che ci indicano come il valore della vita, almeno agli occhi di molti giovani in numero sempre più crescente, si sia ridotto ai minimi termini. La vita è una e va salvaguardata. I ragazzi vanno educati sin da piccoli nel giusto modo e lo si fa responsabilizzandoli al rispetto della vita stessa, del prossimo e delle cose che ci accompagnano nel quotidiano. Bisogna tornare ad avere una netta linea distintiva tra i confini generazionali tra genitori e figli.

Il rifare lo zaino ai figli è l'esempio di come non educare. Di come sbagliare totalmente rotta. Di come educare partendo con il piede sbagliato. Crepet invita i genitori a ripartire con il piede giusto mettendo in luce un'azione che può sembrare semplice, il rifare lo zaino. Rifare lo zaino, gesto in prima battuta apparentemente banale, ma nel contempo significativo, è indice per un ragazzino dell'essere presente, essere sul pezzo, saper quale libro inserire, quali quaderni e tutto quel che serve. Vuol dire avere contezza di essere uno studente che va a scuola oggi.

La vera rivoluzione oggi è riscoprire le emozioni nelle piccole cose, nella semplicità. Tutto ciò è possibile solo grazie alla nostra ironia, non bisogna mai prendersi troppo sul serio.





La nuova generazione non può e non dev’essere una generazione di giovani ereditieri: attendere supinamente ed ereditare qualcosa da qualcuno. Questo determinerebbe delle conseguenze estremamente negative. Genitori ed insegnanti rappresentano delle guide molto importanti, dei punti di riferimento, ma bisogna lasciare i giovani sperimentare e mettersi, giorno dopo giorno, alla prova. Ed ecco la necessità di essere “buoni naviganti che detestano la bonaccia”, sottolinea Paolo Crepet.



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