È necessaria, dunque, una scuola che consenta un confronto con le differenti realtà sociali, economiche e culturali come opportunità di arricchimento e di comparazione con chi dimostra capacità, intelligenza e creatività...
Un aspetto che merita una particolare attenzione è sicuramente quello riguardante il ruolo della scuola in rapporto all'educazione dei ragazzi.
Ci si chiede, più in particolare, quali siano le funzioni che la scuola oggi debba svolgere alla luce delle esigenze dei giovanissimi e di nuovi progetti educativi in via di concreta attuazione.
A tal proposito lo psichiatra e sociologo Paolo Crepet, nell'ambito dei suoi appuntamenti nei quali potersi confrontare con genitori ed insegnanti, propone un nuovo «modello di scuola».
Non si tratta di un'utopia irrealizzabile o di una fantasia ma di ciò che in buona parte d'Europa è realtà operante da anni, largamente condivisa da famiglie e corpo insegnante: più precisamente si fa riferimento ad una esperienza educativa pienamente inserita nel contesto sociale ed economico in cui viviamo e non di una scuola "fatiscente nelle strutture, funzionante solo qualche ora al mattino, con docenti mal pagati e mai valutati nelle loro capacità didattiche, in grado soltanto d'insegnare la propria materia e non già di occuparsi della complessa personalità adolescente con cui hanno a che fare", così come ci spiega Paolo Crepet in maniera chiara e dettagliata.
Proprio lo psichiatra pone l'accento sul divario esistente tra scuola pubblica e scuola privata, evidenziando come nelle scuole private si paghino delle rette sicuramente non alla portata di qualsiasi cittadino e ciò permetta di realizzare un progetto pedagogico appropriato e conforme alle attuali esigenze educative.
"Mi chiedo anche però se in questo Paese, per aver diritto a una scuola a tempo pieno in ogni senso - ben oltre lo stereotipo di un'etichetta - occorra essere figli di miliardari o di capi di governo: se, infatti, chi può permettersi di scegliere opta per una scuola in tutto simile a un college inglese, perché questo modello non può essere praticabile per un qualsiasi altro adolescente?", questo il significativo interrogativo che si pone Paolo Crepet.
È necessaria, dunque, una scuola che consenta un confronto con le differenti realtà sociali, economiche e culturali come opportunità di arricchimento e di comparazione con chi dimostra capacità, intelligenza e creatività, al di là di ogni appartenenza sociale: si tratta di una importantissima e fondamentale opportunità di crescita e di una reale occasione di scambio.
"Non ho mai creduto che una scuola privata possa essere portata ad esempio, anzi ritengo che un istituto che opera una selezione sulla classe sociale dei propri allievi sia di per sé educativamente fallimentare. Proprio perché l'obiettivo è quello di educare e non semplicemente di istruire, un adolescente deve avere l'opportunità di crescere potendo e dovendo confrontarsi con la complessità delle realtà sociali, economiche e culturali: è questo confronto a offrirgli una concreta possibilità di orientamento e di crescita", così continua nella sua riflessione lo psichiatra senza esitazione alcuna.
Bisogna, quindi, riscoprire valori quali la modestia, l'umiltà, il senso empatico delle relazioni, così da consentire ai giovanissimi di crescere consapevolmente, potendo guardare con occhi diversi le differenti realtà e scegliere, conseguentemente, a quale appartenere.
"Educare non significa infatti occuparsi prioritariamente dei primi della classe (come fanno molti insegnanti oggi, «lasciando perdere » gli altri) o dei figli dei privilegiati, per la semplice ragione che il talento può nascondersi anche tra gli ultimi ( anzi penso che sia questo il caso più frequente)", così conclude la sua disamina lo psichiatra.
Ecco allora la necessità di educare e non solo di istruire, fornendo ai giovani degli adeguati strumenti per poter crescere in maniera sana ed equilibrata alla luce delle loro attitudini, inclinazioni naturali, delle loro ambizioni e dei loro meravigliosi sogni.
di VALENTINA TROPEA