Nell’ordinanza sulla mobilità del personale predisposta dal ministero dell’Istruzione spunta un secondo vincolo, del tutto inopportuno come quello dell’obbligo triennale di conferma sulla stessa provincia del neo-immessi in ruolo: “secondo questo vincolo – scrive Orizzonte Scuola - per tutelare l’interesse degli studenti alla continuità didattica, i docenti possono presentare domanda di istanza volontaria non prima di tre anni dalla precedente, qualora nell’anno scolastico 2022/23 abbiano ottenuto la titolarità in una qualsiasi sede della provincia chiesta, sia con preferenza analitica che sintetica. Un vincolo previsto dal “Decreto Sostegni bis, art. 58 comma 2 numero 6) lettera f), secondo periodo del DL 73/2021, convertito con modificazioni nella legge n. 106/2021” e “già inserito nel CCNI 2022- 2025 che sembrava superato dal DL 36/2022 e che invece il Ministero ripropone nella bozza dell’ordinanza di mobilità”.
Anief respinge senza se e senza ma il possibile doppio stop alla mobilità dei lavoratori della scuola. Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, non si capacita di questa ulteriore restrizione: “Quello non comprendiamo e chiederemo senz’altro al ministro dell’Istruzione quando ci convocherà per un confronto politico-sindacale sul tema, è per quale motivo si debba trattenere il personale che ha chiesto e ottenuto di spostarsi in una scuola. Quanti potrebbero chiedere nuovamente di spostarsi dopo pochi mesi dalla destinazione ottenuta? Certamente pochissimi. Allora perché obbligarli a rimanere in quella sede? Vale lo stesso discorso del vincolo gratuito voluto per i neo-assunti: la continuità didattica non passa per questi blocchi, ma per la copertura delle cattedre libere attraverso l’immissione in ruolo di tutti i precari e idonei ai concorsi”, conclude Pacifico.
di CLAUDIO CASTAGNA
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