La popolazione scolastica italiana si assottiglia ogni anno di più, subendo i contraccolpi del costante declino demografico che caratterizza da decenni il nostro Paese, catturato in un vortice di bassa natalità e invecchiamento della popolazione, processi non compensati né da efficaci politiche di sostegno alla famiglia, né dalle dinamiche migratorie.
Negli ultimi cinque anni gli alunni iscritti ai diversi ordini di scuola – dalla scuola dell’infanzia alla secondaria di secondo grado – sono passati da più di 8,6 milioni a circa 8,2 milioni, segnando una contrazione del 4,7%, pari a 403.356 ragazzi in meno. Solo nell’anno scolastico 2020-2021, rispetto a quello precedente, sono scomparsi dalle aule italiane 102.280 alunni: -1,2%.
L’onda negativa della dinamica demografica è particolarmente evidente nella scuola dell’infanzia (-11,5% nei cinque anni considerati). Ma si dispiega pienamente tra i bambini nella scuola primaria, diminuiti in cinque anni dell’8,3%: ciò equivale a ben 227.325 alunni in meno nell’arco del quinquennio, di cui 61.651 solo nell’ultimo anno (-2,4%) (tab. 12).
Anche per l’università le prospettive non sono rosee. Nell’anno accademico 2021-2022 si assiste a una brusca contrazione del numero di immatricolati (pari a 320.871) rispetto all’anno precedente (quando gli immatricolati erano stati 330.271): -2,8% (fig. 9).
Le previsioni demografiche non lasciano spazio a ipotesi di inversione di tendenza, anzi prefigurano aule scolastiche desertificate e un bacino universitario depauperato. Già tra dieci anni la popolazione di 3-18 anni scenderà dagli attuali 8,5 milioni a poco più di 7,1 milioni (1,4 milioni di alunni in meno) e nel 2042 potrebbe scendere sotto i 7 milioni (1,7 milioni in meno rispetto al 2022) (tab. 13).
Lo tsunami demografico investirà prima la scuola primaria e la secondaria di primo grado, con un decremento, rispetto a oggi, di quasi 900.000 individui tra i 6 e i 13 anni nel 2032, per arrivare nel decennio successivo a colpire duramente la scuola secondaria di secondo grado, che rispetto al 2022 vedrà restringersi il suo bacino di riferimento di circa 726.000 ragazzi di età compresa tra 14 e 18 anni.
Anche per l’università l’onda d’urto è collocabile tra il 2032 e il 2042: le previsioni indicano, infatti, che la popolazione 19-24enne scenderà nel 2042 a poco più di 2,7 milioni di giovani, ovvero quasi 760.000 in meno rispetto a oggi. Nell’anno accademico 2041-2042, a parità di propensione agli studi universitari, si potrebbero avere 390.000 iscritti e 78.000 immatricolati in meno rispetto all’anno accademico 2021-2022.
I margini di azione per sostenere la popolazione universitaria sono però ampi, dato che in Italia la quota di giovani che arrivano a conseguire una laurea o comunque un titolo di istruzione di livello terziario è significativamente più bassa della media europea: il 26,8% di 30-34enni contro una media Ue del 41,6%. E attualmente gli studenti stranieri sono solo il 5,5% degli iscritti all’università.
di VALENTINA ZIN
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